Vorrei dirti tante cose, a te che oramai sei diventata adulta, anche se è un linguaggio di vita che ti sembra di non saper leggere, o reggere. Ci inciampi in quelle sillabe e il tempo, ovviamente, non te lo dai mai — "gli altri sono avanti, non vedi come sei indietro?".
Ti direi: smettila, smettila perché non meriti questo. Non meriti di continuare a intessere per te vestiti di filo spinato; con gli occhi guardi gli altri, ne aiuti anche a smussare gli angoli, li inviti ad avvicinarvisi, come con un bambino a un cane vivace — “avvicinati, non ti fa niente, guarda”, e invece aguzzi i tuoi, con le lame dei tuoi pensieri, e nei fai guglie che però non guardano al cielo, ma si ergono a prigioni.
Non esiste presunzione di innocenza nel tuo tribunale né diritto alla prova contraria, se sei tu l'imputato.
Vorrei dire tante cose, a te che sei una ragazza, che giri in università e ti sembra di esserne straniera, fluorescente nel tuo non essere al posto giusto — con la carta vetrata, cerchi di grattarti via quel colore che senti così “incapace”, mentre lasci fluire le parole perché nessuno si accorga del resto: vorrei dirti di smetterla, smettila che ti perdi, che, a furia di metterti in dubbio, stai grattando via la tua mappa, le tue strade che ti percorrono come vene e ti rendono te stessa, facendosi abito su misura.
Vorrei dire tante cose, a te che sei una bambina; vorrei dirti: insegnami, ti prego, a riconoscersi come autunno e ad amarsi anche per questo; insegnami a guardare le mie foglie, anche mentre cadono, e a non voler essere primavera.
Insegnami, soprattutto, a non smettere di farlo.
— così che io possa farlo anche da ragazza e da adulta.
“Consiglio della settimana”: questo articolo di Internazionale sull’“affossamento” del disegno di legge “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” (ddl Zan), di cui credo che questa citazione renda bene l’idea di ciò che è successo e di ciò che non è successo.
In realtà l’importanza di questa norma non era legata a ciò che avrebbe vietato ma a quello che avrebbe affermato: il numero di persone punite per crimini d’odio è molto basso, e comunque i giudici italiani che vogliono applicare un’aggravante sulla violenza omotrasfobica dispongono della generica definizione giuridica di “violenza per futili motivi”.
Ma questa legge avrebbe affermato che l’omosessualità e la transessualità, così come il genere e la disabilità, sono caratteristiche umane con la stessa dignità di tutte le altre, e quindi meritano la stessa protezione. Più che uno strumento di diritto penale, la legge Zan sarebbe stata una formidabile dichiarazione di uguaglianza.
Riguardo a questo disegno di legge, una delle argomentazioni principali da parte di chi vi si è opposto è stata quella legata alla libertà di pensiero, libertà fondamentale in un Paese che voglia dirsi realmente democratico e che il ddl Zan avrebbe messo in pericolo; è invece lo stesso disegno di legge a ribadirne la tutela, all’art 4 — rubricato “Pluralismo delle idee e libertà delle scelte”: “1. Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.” —, così rafforzando, se ce ne fosse bisogno, l’art 21 della nostra Costituzione.
Ad essere messi “in pericolo”, nel senso che assoggettati ad una aggravante specifica — e così posti sullo stesso piano dei crimini d’odio e di incitamento all’odio commessi per motivi, ad esempio, razziali — sarebbero state quelle condotte che comportino concretamente il pericolo di atti di discriminazione o di violenza o li integrino (e non la semplice espressione di un pensiero che prescinda dal “pericolo concreto”) motivati da omobitransfobia, misoginia e abilismo, così come lo sono già quelli fondati su discriminazione per razza, etnia, religione e nazionalità.
A riprova di ciò, della salvaguardia della libertà di espressione così intesa, è il fatto che il disegno di legge non avrebbe esteso il reato di cui all’art 604 bis, primo comma, lettera a), prima parte, ovvero di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, a quelle legate all’omobitransfobia, la misoginia e l’abilismo: l’espressione “in fine” — sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità» — nel testo indica come l’ampliamento di tutela sia previsto solo nel caso di atti di istigazione alla violenza o di violenza: non basterebbe la divulgazione di opinioni, ma che questa comporti un concreto pericolo di discriminazione o violenza.
Sprovvisti di una aggravante specificatamente prevista, per questi crimini d’odio risulta esserci la possibilità dell’aggravante comune “aver agito per motivi abbietti e futili”: l'espressione “motivi abbietti o futili” si riferisce a quegli impulsi psichici che inducono il soggetto a tenere una determinata condotta e che si caratterizzano per essere spregevoli, malvagi (abbietti) oppure del tutto sproporzionati rispetto all'azione delittuosa commessa.
I motivi che stanno alla base dell’omotransfobia, spiega chi sostiene il ddl, non sono però né perversi né sproporzionati. Nascono da un odio puntuale, orientato e sostenuto da un certo pensiero: non colpiscono una persona per ciò che fa, ma per ciò che è, esattamente come il razzismo. Un pestaggio violento avvenuto durante una lite non è paragonabile a un pestaggio violento motivato dal fatto che la vittima è nera, o omosessuale, o disabile. Per questo il ddl Zan chiede una reazione rafforzata dello stato verso questo tipo di crimini, esattamente come avviene in altri paesi d’Europa.
*“Esattamente come avviene negli altri paesi d’Europa”: (tristemente) interessante, a questo proposito, anche se limitatamente ai diritti LGBT, è il sito Rainbow Europe 2021 dove è possibile trovare diverse informazioni e, muovendosi per categorie di aree di tutela, vedere il ranking dei paesi europei e la posizione dell’Italia.
La libertà di manifestazione del pensiero è una delle anime essenziali di una democrazia e rappresenta quindi un “appiglio teorico/emotivo” vincente per osteggiare una legge, affermandone la violazione, perché è manifestazione del principio pluralista e uno Stato può dirsi democratico quando è pluralista; anche la tutela rivolta a uno specifico gruppo sociale (come possono essere le donne), però, è di questo un corollario imprescindibile e che da sostanza al principio di uguaglianza, nel suo intervenire a porre fine a una situazione di disparità, tutela che il ddl Zan voleva estendere, comprendendovi anche chi vi era escluso, avendone invece bisogno: il rispetto del principio di uguaglianza, dello Stato che vogliamo essere, oltre quello che “siamo sulla carta” (anche costituzionale), non è solo un “appiglio teorico” per sostenere questa legge — e in questo caso un “appiglio giustamente inserito” — perché questo “affossamento” non lo ha solo messo in pericolo, ma lo ha leso.
Oltre a tutto ciò che si potrebbe dire, una domanda da porsi sempre è “che Stato vogliamo essere?” e da lì partire.
Sensibilandia, di nome e di fatto.
Le parole sono il solo modo che conosco per srotolare i gomitoli che abitano le mie città invisibili: le leggo, le scrivo, le ascolto - e così, sempre, le “sento”.
Sono liquide. In movimento, sempre. Mai relegate a una carta stampata o a una voce. O a una email. Cambiano solo forma, prendendo perfettamente il posto che si trovano davanti, come l’acqua, come i gatti. E per quanto tu possa prevederle, programmarle, sono loro, in realtà, a chiamare te.
La magia è che, per ognuno, questa chiamata può dire qualcosa di diverso.
Vi affido queste parole e vi ringrazio tantissimo di avere scelto di leggerle; magari sosteranno un pò in voi, o forse no, ma mi piace pensare che, in qualche modo, il loro viaggio continuerà. E, se pensate che possano “dire qualcosa a qualcuno”, sarei felice che le condivideste con quella persona.
Amo il contraddittorio, la dialettica e il “mantello della invisibilità” che ci da internet, spesso, e che ci permette di condividere di più, di aprirci di più e, così, di trovare persone con la nostra stessa sensibilità: se avete voglia di “inviarmi il vostro gufo”, rispondere, condividere qualsiasi cosa, dunque, mi trovate “qui” (o sui social).
Buona domenica,
un abbraccio.
E a Novembre.